Segni e persistenze (conversazione con l'artista, di Claudio Cravero, curatore, 2006)
Claudio Cravero. Nei tuoi lavori coesistono in genere esperienze personali e i riflessi della collettività che ruota intorno alla tua sfera professionale. In che modo queste due direzioni, - io e gli altri -, nascono e si fondono in “nature morte”?
Sophie Usunier. Quando sono arrivata Milano quattro anni fa, per poter vivere, ho trovato lavoro come cassiera in un supermercato. Durante quella esperienza ho iniziato a collezionare i biglietti della spesa che quotidianamente i clienti lasciavano sulla cassa, quegli elenchi di alimentari e di prodotti per la casa che poco a poco avevano preso forma concretizzandosi nei carrelli prima, nelle borse di nylon poi.
In seguito ho incorniciato ogni singolo biglietto come se si trattasse di qualcosa di particolare valore da conservare.
CC. Quei foglietti di carta, dunque, impreziositi con l’impiego di una semplice cornice, non sono più degli elenchi anonimi dimenticati dai proprietari, ma diventano delle testimonianze degne di attenzione e cura, vale a dire, che ciò che prima poteva rappresentare solo un segno sulla carta scritto in modo meccanico, ora, costituisce un immaginario vasto ed infinito dove le parole, per associazione mentale, si convertono nelle forme che noi tutti conosciamo.
SU. “nature morte” è proprio questo.
Nella raccolta del materiale, mi sono anche resa conto che, nonostante le differenti dimensioni dei biglietti, il contenuto scritto rimane invariato. L’uomo segna e registra i suoi bisogni (alimentari e igienici di base), ma tralascia quello che viene comunemente chiamato superfluo. Eppure i carrelli ne sono pieni. Il superfluo non si scrive, non si annotta; lo si compra senza premeditazione. Il superfluo sembra quasi luccicare e attirare la nostra attenzione solo quando si trova ordinatamente riposto sugli scaffali.
CC. Nelle tue “nature morte” vi sono spesso delle liste della spesa scritte in lingue diverse dall’italiano. Quanto ha influito il tuo non essere italiana all’interno di questo lavoro?
SU.Moltissimo. Il mio primo approccio per la conoscenza delle cose è caratterizzato dallo studio linguistico della singola parola, poi la analizzo etimologicamente arrivando sino alla sua scomposizione. In genere parto dalla definizione che ci fornisce il dizionario, il primo e il più semplice strumento di conoscenza. Poi chiedo alle persone intorno a me di definirmi con parole loro cosa intendono per una determinata cosa piuttosto che un’altra.
In questa ricerca, ad esempio, il dizionaro Zanichelli definisce natura morta secondo le Belle Arti e la descrive come la rappresentazione di frutta, fiori, selvaggina, diversi oggetti.
Per quanto riguarda il mio non essere italiana, questo lavoro mi ha permesso di avvicinarmi moltissimo alla lingua e al paese nel quale mi sono trasferita. Ogni biglietto da me raccolto indica il luogo esatto in cui il proprietario ha provveduto alle sue provvigioni. Spesso i nomi registrati nella lista e poi acquistati, ci permettono di capire come molte cose possano essere chiamate con appellativi diversi e come, in fondo, la base rimanga la stessa.
CC. Per certi versi, l’arte rappresenta per te anche la possibilità di scoprire e comprendere la realtà in termini più sociologici che estetici?
SU. Sì decisamente. “nature morte” è una vera e propria operazione che ha inciso sulla mia comprensione del mondo che mi circondava e che mi circonda. Mi sono anche avvicinata all’intimità delle persone senza che queste mi avessero svelato la loro privacy. Sai, si dice che per conoscere le persone devi cercare nei loro secchi della poubelle...
Il risultato che di “nature morte” è emerso oggi, è uno studio sociologico del luogo nel quale mi trovo e della città in cui vivo; una natura morta contemporanea, specchio del presente e di quegli che sono i bisogni dell’uomo.
CC. Nel novembre 2005 “nature morte” è stato esposto in gruppo di 27 pezzi, nella rassegna Multiplo3 della NO.Gallery di Milano. Com’è che l’unicità di ogni natura morta è rientrata in un’esposizione che sottolineava invece la riproduzione seriale dell’opera?
SU. “nature morte” è un’operazione artistica che si può ripetere all’infinito, è un work in progress che continua nel tempo. Ci saranno sempre liste della spesa di carta da raccogliere e accumulare, in Italia quanto all’estero.
Questo lavoro non ha una fine prestabilita, ma si connota per una caratteristica costante e precisa: nonostante la ripetizione del gesto (sia nella raccolta sia nell’archiviazione), ogni “natura morta” è intesa come un unico del suo essere multiplo. La riproduzione è vero – come sosteneva Benjamin – che contiene la perdita dell’aura, dell’hic et nunc originale, ma nel caso delle “nature morte”, acquista quell’unicità che la contraddistingue dal gesto precedente.
Le parole, spesso, sono le stesse su ogni lista, ma ogni biglietto è uno solo, con una scrittura e un supporto di carta diversi l’uno dall’altro. Le liste della spesa, infatti, sono scritte da persone diverse, delle quali non conosciamo il nome, ma le loro abitudini.
Come vedi, questo gesto è irripetibile.
Nella totalità dell’installazione, le cornici, spesso recuperate nei mercati, possono sia costituire una serie di quadri tutti uguali, al pari di una quadreria barocca, oppure possono essere raggruppate per tipologia, esattamente come avveniva nella pittura di genere nell’Olanda del Seicento.
In questo progetto, mi interessava riflettere sulla scrittura e sul multiplo in una maniera diversa, vale a dire sulla disseminazione e sulla raccolta di segni dimenticati come linguaggio fatto di immagini per tracciare nuove geografie che riflettono la nostra società e i suoi anonimi protagonisti.
"[...] Definizione: Quando alcuni corpi di grandezza eguale o diversa sono premuti da altri corpi circostanti in modo che aderiscano gli uni agli altri, o, se si muovono con velocità eguali o diverse, in modo che si trasmettano a vicenda il loro movimento secondo un rapporto determinato, diremo che quei corpi sono uniti gli uni agli altri e che tutti insieme compongono un solo corpo, o Individuo, che si distingue dagli altri grazie a questa unione, o coesione, di corpi minori [...]" (Spinoza, Etica)"
NATURE MORTE, work in progress
(liste di spese, cornice usate), dimensione variabile